Un camion, dieci pallet, otto uomini tra idraulici, elettricisti, falegnami e tecnici specializzati: queste le risorse scese in campo per trasferire e riorganizzare, in pochissimi giorni, una filanda all’interno dell’azienda orafa D’orica.
Il macchinario principale, che trasforma i bozzoli in filo di seta, è stato realizzato in Giappone ed è arrivato a Padova nel 1971, dove è rimasto per circa un trentennio; donato alla Cooperativa Sociale Agricola “Campoverde” di Castelfranco Veneto (TV) più di dieci anni fa, venne poi sottoposta ad un importante restauro, eseguito dal tecnico Aldo Roncato che con grande dedizione l’ha riportata al suo stato originale.
A dicembre 2015 parecchi quintali di ghisa, acciaio e ottone sono stati sollevati e trasportati a Nove (VI). Un’operazione che è stata resa possibile grazie ad un grande lavoro di squadra e ad una logistica puntuale, che hanno permesso di smontare, trasferire, riassemblare, testare e rendere il tutto operativo in tempo record.
Non solo: tutto l’ambiente è stato abbellito con le foto che raccontano tutti i passaggi della filiera produttiva di questa seta 100% italiana, dai gelsi ai bachi, dalla trattura alla lavorazione del filato, fino alle splendide creazioni in seta e oro di Daniela Raccanello, designer di D’orica.
Gli ospiti che vanno visita alla Filanda D’orica, incuriositi dal fascino di queste lavorazioni e dalle potenzialità di sviluppo di questo progetto, dopo essere stati guidati in un percorso alla scoperta dell’impegnativo lavoro che sta dietro la filatura della seta, rimangono tutti molto sorpresi. A testimonianza del loro passaggio, lasciano volentieri un saluto su dei pannelli che sono diventati un originale ‘libro degli ospiti’. Mentre scrivono, sui loro volti si leggono sentite emozioni e a volte ricordi di antiche storie, che si intrecciano alle nostre in un progetto che lega passato e presente e guarda con passione al futuro.